In questo articolo parliamo di cos'è la violenza di genere e di come si possa manifestare in ogni ambiente, da quello domestico a quello lavorativo.
“Violenza di genere”: diamo una definizione
La violenza di genere è un fenomeno complesso che presenta diversi piani di lettura: culturale, relazionale e individuale.
Iniziamo a capire cosa intendiamo per genere: il genere è un insieme di dimensioni, ruoli, attività e relazioni socialmente costruito che una determinata cultura associa al femminile e al maschile, a cui veniamo progressivamente educati ed educate nel corso della crescita.
L’espressione violenza di genere viene spesso usata in modo intercambiabile con violenza contro le donne o violenza maschile contro le donne.
Ma dire violenza di genere o dire violenza contro le donne, è la stessa cosa?
È opportuno fare una precisazione.
Se ci muoviamo nella specificità del genere femminile, parliamo di violenza maschile contro le donne, la tipologia di violenza di genere più frequente e diffusa. Ma non dimentichiamo che anche il genere maschile può essere soggetto a forme di violenza di genere. Pensiamo ad esempio a quelle situazioni in cui l’uomo “viola” le norme sociali di comportamento prescritte per il suo genere.
Inoltre, quando i comportamenti violenti si verificano all’interno del nucleo familiare (padre, fratello, zio, ecc.) parliamo di violenza domestica, mentre quando gli atti di violenza sono agiti da un partner o da un ex partner della vittima si parla di Intimate Partner Violence (IPV). In Italia la maggior parte delle violenze avviene all’interno della coppia.
In che modo si può manifestare la violenza di genere contro le donne?
La violenza contro le donne basata sul genere – come descritto dalla Convenzione di Istanbul del 2011 – indica qualsiasi forma di violenza diretta contro una donna in quanto tale e può assumere varie forme: psicologica, fisica, sessuale ed economica.
Violenza psicologica
La violenza psicologica, molto complessa da identificare, comprende una serie di comportamenti che hanno come obiettivo intaccare l’autostima ed il senso di autoefficacia della donna, ponendola progressivamente in uno stato di sottomissione.
Abbiamo quindi svalutazioni continue, commenti negativi, esclusione, insulti, controllo, eccessiva gelosia, isolamento da relazioni familiari e amicali, manipolazione.
Una donna soggetta a comportamenti reiterati di questo tipo può addirittura arrivare a mettere in discussione le sue stesse percezioni (gaslighting), completamente dipendente dallo sguardo dell’altro.
Spesso tale forma di violenza utilizza anche i canali on line, che diventano luogo di controllo e/o insulto e denigrazione della donna.
Violenza sessuale
Per violenza sessuale intendiamo invece tutti i comportamenti sessuali, dalle molestie fino alla prostituzione forzata e lo stupro, a cui le donne vengono costrette con la violenza o la minaccia.
La violenza sessuale può aver luogo anche all’interno di una coppia, se un partner per esempio non ha prestato il suo consenso, o quando il consenso inizialmente accordato viene meno nel corso del rapporto.
Violenza economica
Rientrano nell’ambito della violenza economica tutti i comportamenti tesi ad impedire che la partner diventi economicamente indipendente, per esempio attraverso il divieto più o meno esplicito di lavorare, il controllo dello stipendio, il divieto di accesso ai conti bancari comuni.
Violenza fisica
Infine, la violenza fisica, comprende tutte le azioni che vanno a ledere in modo diretto o indiretto l’integrità fisica della persona come afferrare, dare pugni, calci, ustionare, uccidere.
Sono comprese nella violenza fisica anche la minaccia di essere colpite e il rompere oggetti in segno di intimidazione.
Ma c’è anche un’altra forma di violenza molto diffusa che è chiamata vittimizzazione secondaria, ovvero la tendenza a colpevolizzare la vittima (per esempio da parte dei media o delle forze dell’ordine) che in questo modo subisce una seconda aggressione a causa di stereotipi e narrazioni fuorvianti della violenza che tendono ad attribuire la colpa del maltrattamento alla donna piuttosto che al maltrattante.
Il famoso “te la sei cercata”.
Trasversale a tutte le forme di violenza c’è una dinamica di pretesa e controllo in grado di condizionare la vita della vittima e di danneggiarne profondamente l’autostima. Il tentativo è quello di esercitare un controllo coercitivo attraverso un esercizio di potere, non sempre facilmente identificabile, volto ad impedire l’autodeterminazione della partner e ad instaurare una relazione di dipendenza.
Quali sono i segnali per riconoscere la violenza di genere?
È molto difficile individuare l’inizio della violenza anche perché non si manifesta subito nelle sue forme più gravi o nelle sue forme più facilmente riconoscibili.
Purtroppo, quando la violenza emerge nella forma più manifesta la donna ha già subito una «demolizione» psicologica che ha intaccato le sue risorse personali, sociali ed economiche.
Per questo è molto importante non sottovalutare alcuni segnali che possono emergere sin dalle prime fasi della relazione, come: la gelosia eccessiva del partner, il desiderio di controllo, l’accelerazione verso un rapporto esclusivo e totalizzante, la richiesta di attenzioni continue e assolute, i repentini cambi di umore.
Chiedere aiuto
È sempre comunque possibile uscire da una relazione violenta e se ne sei vittima puoi rivolgerti ad una o un professionista esperti del tema o ad un centro antiviolenza in cui si possono trovare accoglienza e informazioni utili per la propria sicurezza e il proprio benessere.
Non è mai troppo tardi per riprendere in mano la tua esistenza e non sei sola nel farlo se chiedi aiuto.
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