Perché scegliere l’Analisi Transazionale per la propria terapia?

Spesso, le persone che hanno intenzione di iniziare una terapia si chiedono quale orientamento possa fare al caso loro e quale strada scegliere tra le varie opzioni a disposizione.

Posto che il successo di una terapia è dato da un insieme di vari fattori, tra cui di primaria importanza le qualità umane del/la terapeuta (come l’empatia, la flessibilità, l’autenticità e non giudizio, la sensibilità e il rispetto verso le differenze) e della relazione che si instaura con il/la paziente, avere un’idea dell’orientamento che viene proposto e del quadro concettuale in cui la terapia si muove può essere un elemento in più che contribuisce a creare un ambiente terapeutico sicuro, rispettoso e facilitatore del cambiamento positivo nel/la paziente.

Eccomi quindi a descrivere in sintesi alcuni buoni motivi per cui scegliere  l’Analisi Transazionale (detta AT) per il proprio percorso terapeutico. Sono gli stessi che hanno guidato me nello scegliere l’AT come orizzonte teorico di riferimento.

L’Analisi Transazionale: 3 concetti chiave 

L’Analisi Transazionale è una teoria psicologica e un metodo di psicoterapia sviluppato negli Stati Uniti dallo psichiatra Eric Berne negli anni ’50 e ’60

Alla base dell’Analisi Transazionale c’è l’idea che la costruzione della nostra identità e il nostro benessere/malessere siano strettamente legati alle nostre relazioni (dette transazioni interpersonali, da cui il termine transazionale) e alla loro qualità. È quindi grazie alle relazioni che ci costituiamo, nel bene e nel male, e sempre grazie alle relazioni che possiamo evolvere e migliorare, anche in età adulta. 


La filosofia AT si basa, tra gli altri, su 3 concetti chiave:

  1. L’Okness, o “Io sono ok, tu sei ok
    Nell’approccio AT ogni essere umano possiede valore e dignità. Questa visione di reciprocità caratterizza il rapporto tra terapeuta e paziente che è sempre simmetrico, e volto a raggiungere – con la responsabilità di entrambi – ciò che il/la paziente desidera (non ciò che il/la terapeuta definisce come patologico o da migliorare). La definizione di obiettivi chiari e di un contratto di lavoro aiuta a mantenere il focus su ciò che il/la paziente intende ottenere dal proprio percorso.

  2. Ognuno ha la capacità di pensare
    Le persone – salvo casi di grave compromissione delle funzioni cognitive – sono in grado di pensare “a” e “per” se stesse e hanno la responsabilità della propria vita. È sempre possibile scegliere come affrontare le esperienze che nella vita ci accadono e/o modificare pensieri e convinzioni limitanti che ci hanno accompagnato nel passato e che non sono più coerenti con la situazione di vita attuale (il copione).
    La fiducia nelle risorse del/la paziente e l’attivazione costante della sua responsabilità e delle sue possibilità, anche in situazioni difficili, è una costante del lavoro terapeutico AT.

  3. Il cambiamento è sempre possibile
    Le persone in ogni momento possono scegliere di cambiare vecchi schemi e copioni di lettura di sé, degli altri e della vita, acquisiti nel corso del percorso di crescita e non più funzionali, dando una svolta positiva alla propria esistenza.
    Non ci sono età limite per il cambiamento personale che passa anche dallo sperimentare con il/la terapeuta nuove modalità di relazione così come dalla comprensione del proprio mondo interno e delle diverse parti che lo caratterizzano (il Genitore, l’Adulto, il Bambino).

 

Questi principi di fondo dell’Analisi Transazionale, che si caratterizza anche per una visione positiva e fiduciosa dell’essere umano, si traducono in un articolato impianto teorico che ha però il pregio di essere declinato in un approccio altamente pratico e un linguaggio di facile comprensione per le persone, offrendo ai e alle pazienti rapide e semplici chiavi di lettura sia del loro dialogo interno sia delle loro relazioni.

Proprio questo aspetto democratico ha permesso all’AT di diventare uno strumento di comprensione e cambiamento in tanti contesti, da quello terapeutico a quello aziendale e di gruppo. 

 

Perchè scegliere l’AT per la propria terapia?

Pragmaticità dell’approccio

In una relazione basata sulla reciprocità, si definisce un contratto di lavoro che guiderà gli incontri e che sarà fortemente focalizzato sulle necessità del/della paziente, il tutto utilizzando un linguaggio semplice e comprensibile, concretamente riferibile alla realtà della persona e al suo “qui e ora”. Le sedute si svolgono uno di fronte all’altra, il processo è attivo e co costruito, nella relazione entrambi si impegnano a partire dai reciproci ruoli e responsabilità.

Qualità della relazione con il/la terapeuta

Il/la terapeuta è una figura che sostiene, incoraggia, aiuta a rileggere la propria storia senza giudizio e attivando l’auto riflessione e consapevolezza. Non si sostituisce all’altro, non usa la sua teoria o preparazione professionale come elemento di superiorità o indirizzo delle scelte del/la paziente.

Ampiezza delle aree trattate e dei campi di applicazione

L’approccio AT può essere utilizzato per qualsiasi tipologia di problematica relazionale e psicologica. È un ottimo strumento sia per la terapia individuale e di gruppo, sia per interventi di formazione e cambiamento in contesti organizzativi e sociali. Può essere applicata anche in contesti come la consulenza, la formazione, la leadership e lo sviluppo organizzativo. I suoi concetti possono essere utili per migliorare la comunicazione e la collaborazione in una vasta gamma di situazioni.

Centralità della persona e delle sue relazioni

Il/la paziente è al centro del percorso e l’esperienza gli/le consentirà di sviluppare gli strumenti di conoscenza di sé che sosterranno la sua consapevolezza, autenticità e intimità – anche al di fuori dell’esperienza terapeutica. L’AT promuove nella riflessione una visione positiva dell’essere umano e del suo valore e dà grande attenzione sia al mondo interno della persona sia sia alle sue relazioni e alle loro caratteristiche.

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