Non sempre ne siamo consapevoli, ma quando entriamo in rapporto con le altre persone tendiamo ad applicare rapidamente dei filtri con cui, da una parte, interpretiamo e semplifichiamo la realtà, e, dall’altra, la schermiamo.
Ciò è dovuto al fatto che l’essere umano per funzionare ha bisogno di prevedibilità e di categorie attraverso cui leggere rapidamente il mondo e le persone attorno a sé.
Ed è proprio a partire da queste categorie, che quando dobbiamo prendere decisioni e agire utilizziamo scorciatoie inconsapevoli e tutt’altro che razionali basate su convinzioni implicite: i bias e gli stereotipi con cui attribuiamo a tutte le persone che appartengono ad una determinata categoria le stesse caratteristiche, più o meno positive. È quello che David Kahneman, celebre Psicologo vincitore del Premio Nobel per l’economia nel 2002, definisce “fast thinking” o pensiero veloce.
Una delle più potenti categorie che guidano la percezione sociale è il genere, che ci porta a fare velocemente inferenze e attribuzioni sulle persone in base al loro essere uomini o donne. Altre categorie sono: l’età, l’etnia, la nazionalità, l’orientamento sessuale, il credo religioso, il colore della pelle, il peso e via dicendo.
Così, quando incontriamo altre persone le riconduciamo rapidamente a “scatole” mentali in cui vengono inserite, e molto spesso chiuse, sulla base di poche e superficiali caratteristiche, riducendo la possibilità di fare scoperte inattese sull’altra persona e rinnovando così pregiudizi o stereotipi.
Questo processo di categorizzazione riguarda tutti e tutte noi, ogni giorno, e ogni ambito perché, come abbiamo visto, deriva dal modo in cui processiamo la realtà.
Quali sono gli effetti del “mettere le persone nelle scatole”?
Incontri e relazioni filtrati da pregiudizi, stereotipi e bias non potranno mai essere autentici e trasformativi, capaci di aprire nuove prospettive e cambiamenti e di valorizzare e includere le diversità. Inoltre, laddove alle diverse scatole mentali attribuiamo non solo caratteristiche ma anche giudizi di valore, aumenta il rischio che si generino molestie, discriminazioni e violenze.
Se ci lasciamo guidare dagli automatismi, insomma, saremo scatole chiuse che si parlano senza davvero capirsi e scoprirsi: il pensiero sarà tendenzialmente omogeneo, le persone saranno ricondotte ad un’unica storia – quella in linea con gli stereotipi – e la diversità sarà negata, giudicata o non compresa.
Le categorie a cui apparteniamo guideranno il nostro destino.
Se pensiamo a questa prospettiva, possiamo solo immaginare l’impatto sul benessere personale e sulla qualità dei contesti organizzativi!
Come superare i limiti di questa visione parziale e condizionata?
Per superare gli effetti negativi di bias e stereotipi, è fondamentale un lavoro di consapevolezza, riconoscimento e decostruzione. Occorre insomma … rompere le scatole!
Pensando ai contesti di lavoro ad esempio, sono diverse le modalità in cui le aziende possono lavorare su questi temi, in primis attraverso percorsi di sensibilizzazione e formazione, utilissimi per sviluppare consapevolezza sui modi in cui processiamo la realtà, sui bias legati alla diversità, sugli stereotipi e pregiudizi che abbiamo sia verso di noi sia verso le altre persone.
Si tratta di allenare il passaggio dal pensiero veloce al pensiero lento, ovvero quel pensiero che riconosce i condizionamenti e si fa carico di non riprodurli, andando oltre la semplificazione della realtà.
Uno strumento in più: raccontare le storie delle persone attraverso le Human Library
Nella nostra esperienza, aggiungiamo ai percorsi di formazione e sensibilizzazione una strada in più che troviamo particolarmente significativa e di impatto: quella della Human Library.
Tale metodologia promuove il dialogo, la comprensione e la riduzione dei pregiudizi attraverso incontri faccia a faccia con persone diverse che rappresentano dei veri e propri “libri viventi”.
I “libri” sono persone volontarie, che attraverso la narrazione della propria storia o di una parte di essa, condividono le loro esperienze personali, spesso legate a temi di discriminazione, stereotipi o semplicemente situazioni di vita uniche. Per diventare libri umani le persone sono appositamente formate ed accompagnate nella definizione della storia da narrare e del messaggio che vogliono comunicare con la loro testimonianza di vita, a cui sarà dato un titolo e una copertina. Le lettrici e i lettori, anziché prendere in prestito un libro ascoltano direttamente dai libri umani le loro storie in sessioni individuali e/o di piccolo gruppo al termine delle quali possono fare domande e interagire con i/le protagonisti/e.
La Human Library, contrariamente a quanto il nome potrebbe suggerire, non è un luogo fisico permanente: può essere organizzata per un evento in azienda, in una scuola o biblioteca: il catalogo dei “libri” disponibili sarà a disposizione delle persone ospiti che potranno ascoltare e poi conversare con il libro umano scelto, anche facendo domande scomode per superare i propri pregiudizi e stereotipi.
Quali sono i meccanismi che funzionano particolarmente grazie alle storie condivise nella Human Library e alla lettura di questi “libri umani”? Vediamo i principali:
- Personalizzazione dell’Esperienza
Quando ascoltiamo una storia direttamente da una persona che ha vissuto determinate esperienze, gli stereotipi astratti diventano concreti e umani. Questa personalizzazione aiuta a vedere oltre le etichette e le generalizzazioni, riconoscendo l’individualità e la complessità di ogni persona. - Esposizione alla Diversità
La Human Library offre una gamma diversificata di storie e prospettive. Questo contatto diretto con la diversità aiuta a comprendere che le esperienze umane sono varie e spesso non conformi ai pregiudizi comuni. La varietà di storie dimostra che nessuna singola narrazione può rappresentare un intero gruppo. - Dialogo Aperto e Sincero
Chi ascolta la storia ha l’opportunità di fare domande e discutere apertamente con i libri umani. Questo dialogo permette di chiarire malintesi, esplorare dubbi e confrontarsi con idee preconcette. Le conversazioni genuine e non filtrate permettono di esplorare in profondità i vissuti e le emozioni che stanno dietro le etichette stereotipate. - Empatia e Comprensione
Ascoltare le storie personali di difficoltà, trionfi, sfide e resilienza favorisce l’empatia. Questa connessione emotiva con la storia di un’altra persona può cambiare atteggiamenti e percezioni, aiutando a vedere le persone come individui unici piuttosto che attraverso il filtro dei pregiudizi. - Confronto con la realtà
Molti stereotipi si basano su informazioni errate o incomplete. Le storie reali forniscono invece una prospettiva autentica che spesso contraddice le aspettative stereotipate. Questo confronto diretto con la realtà aiuta a smantellare le basi stesse di bias e pregiudizi. - Sfida ai Pregiudizi Interiori
Confrontandosi con storie reali, chi ascolta può riconoscere e mettere in discussione le proprie convinzioni errate, avviando un processo di autoconsapevolezza e cambiamento. - Modelli Positivi
Le storie di successo e resilienza possono fungere da modelli positivi, dimostrando che le persone appartenenti a gruppi spesso stereotipati possono eccellere e contribuire positivamente alla società. Questo può aiutare a cambiare la percezione collettiva di questi gruppi.
Siamo convinte quindi che la Human Library sia un potente strumento per la promozione del dialogo e della comprensione tra le persone.
Lavorare con le storie attraverso questa metodologia è un passo in più nella decostruzione degli stereotipi, in quanto offre una visione umana, autentica e diversificata delle esperienze individuali e promuove inclusione, dialogo interculturale ed empowerment individuale e organizzativo.
Un altro grande punto di forza è che la Human Library può essere studiata ad hoc per ogni contesto e adattata alle sue specifiche caratteristiche, configurandosi quindi come uno strumento potente, efficace e flessibile.
Se ti abbiamo incuriosito e vuoi sapere di più, scrivici.
Le autrici
Annalisa Valsasina
Progetta e realizza interventi in ambito DE&I di genere e contro la violenza sulle donne sia in contesti aziendali, che sociali ed educativi.
È stata premiata nel 2022 dall’Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia per essersi distinta nella tutela e nella promozione dei diritti delle donne con le sue molteplici attività per contrastare la violenza di genere e favorire l’inserimento sociale e lavorativo delle donne, per il suo lavoro nel promuovere percorsi di formazione e sensibilizzazione su temi quali molestie, mobbing di genere, bullismo e micro-aggressioni.
Giorgia Ortu La Barbera
Progetta e realizza interventi per le organizzazioni in ambito DE&I, con un focus sull’equità di genere. Consulente per la Certificazione di Parità di Genere UNI PdR 125:2022.
In qualità di Consigliera di Fiducia per Sapienza Università di Roma, Rai, Regione Lazio, Enav e Greenpeace, si occupa di discriminazioni nei luoghi di lavoro e di favorire la costruzione di contesti improntati all’equità, al rispetto e alla valorizzazione delle unicità.
È attivista e operatrice antiviolenza presso un centro antiviolenza. È LinkedIn Top Voice 2022 sui temi dell’equità di genere.
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