Forse vi sarà capitato di sentire parlare di microaggressioni, o magari anche di averne subita qualcuna. Ma a cosa si riferisce esattamente questo termine?
Le microaggressioni fanno parte di quell’insieme di comportamenti definiti violenza invisibile e simbolica.
Sono affermazioni e offese sottili, più o meno consapevoli, rivolte ad una persona che appartiene a un gruppo emarginato e discriminato (per esempio le donne, le persone della comunità LGBTQIA+, le persone di etnie non caucasiche, ecc.).
La loro peculiarità è che trasmettono implicitamente messaggi denigratori e stereotipati. Sono, in altre parole, scambi sottili, pungenti spesso automatici che esprimono critiche velate e battutine.
- Con il termine “micro” si sottolinea il micro-livello relazionale e interpersonale in cui si verificano, cioè all’interno di interazioni quotidiane e abituali scambi comunicativi. Sembrano frasi innocue (o piccoli errori), ma in realtà nascondono una visione discriminatoria implicita (sessista, razzista, omofoba, abilista).
- Si parla di aggressione invece, proprio per sottolineare l’effetto negativo sulla persona bersaglio.
Le microaggressioni sono molto diffuse e sono esperienze costanti e continue, che vanno progressivamente a colpire l’autostima di chi le subisce, suscitando rabbia, frustrazione, disagio e diminuzione del benessere nel tempo.
Microaggressioni che potresti aver sentito, o detto…
Alcuni esempi:
- “Guidi bene per essere una donna”
- “Non sembri gay”
- “Parli bene l’italiano per essere straniero”
- “Non pensavo che alla tua età fossi così abile con la tecnologia”
Molto spesso chi commette una microaggressione non è consapevole di farlo e il più delle volte non ha un’intenzione discriminatoria, anche se l’effetto finisce per essere quello.
La maggior parte delle persone per questo motivo è spesso sia vittima che autrice di microaggressioni, di genere o di altro tipo.
Nessuno di noi, infatti, è immune dall’avere ereditato pregiudizi e stereotipi dal processo di condizionamento sociale e le microaggressioni non fanno altro che esprimere questo sistema culturale.
Rimangono invisibili proprio perché il processo di socializzazione tende, purtroppo, a normalizzare alcune modalità discriminatorie e alcuni modi stereotipati di considerare il maschile e il femminile.
Cosa fare di fronte ad una microaggressione di genere?
Pur nella complessità della questione, è possibile attivarsi per contrastare le microaggressioni che subiamo o osserviamo intorno a noi. Ciò ci farà sentire efficaci e sosterrà il nostro potere personale.
Come farlo? Ecco alcuni suggerimenti:
Rendi visibile l’invisibile: ovvero depotenzia la microaggressione dandole un nome o sfida la comunicazione implicita dell’altro, per esempio con l’umorismo.
«Programmi bene per essere una donna.»
«Grazie, lo spero, svolgo questo lavoro tutti i giorni da più di 10 anni.»
Neutralizza la micro aggressione per esempio chiedendo chiarimenti su un’affermazione o un gesto al fine di esplicitare cosa il microaggressore intendesse dire:
«Cosa vuoi dire esattamente?», «Cosa intendi?».
Riformula la frase per rendere esplicito il contenuto discriminatorio della microaggresione:
«In altre parole lei crede che le donne che lavorano siano meno affidabili degli uomini perché si assenteranno per fare figli?»
Interrompi la comunicazione o spostala su altro tema:
«Perdonami, ma non voglio sentire questo tipo di barzellette o frasi».
Esprimi disaccordo e descrivi cosa sta succedendo:
«Quando parliamo di questi temi mi sento a disagio perché fai affermazioni che non condivido (offensive, sessiste, ecc.)».
Se ti va e la relazione lo permette, aiuta i micro aggressori a distinguere le buone intenzioni dall’impatto:
«So che le tue intenzioni erano buone, ma fa davvero male questa frase».
Nel caso in cui tra te e la persona che compie la microaggressione ci sia una significativa differenza di potere (per esempio il tuo resposabile, il tuo professore, ecc.) e rispondere direttamente ti metterebbe in una condizione difficile o pericolosa, segnala il caso a ruoli competenti che possono attivarsi al posto tuo per tutelare la tua sicurezza. Informati quindi, se nel tuo contesto di lavoro esistono canali di segnalazione e supporto per questo tipo di situazioni.
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