Insonnia, agitazione, difficoltà di concentrazione, pensieri ricorrenti o ancora tachicardia, tremori, sudori freddi, difficoltà a respirare, paura di morire: sono molti i sintomi con cui l’ansia può manifestarsi e molto variabile può esserne l’intensità.
Nel parlare di ansia e del modo in cui possiamo affrontarla, dobbiamo fare una premessa importante: poiché la vita umana è di per sé incerta e insicura, il nostro stesso mondo interno è multiplo, contradditorio, ambivalente.
Tutti noi, come esseri umani, possiamo vivere situazioni di fragilità, paura, insicurezza, aspetti esistenziali che sono insiti, insieme ad altri, nella natura umana.
Quando parliamo di ansia però non ci riferiamo alla fragilità e ai timori che ci accumunano tutti, ma ad uno stato psicologico di paura e allerta, con conseguente attivazione anche sul piano fisiologico, che va oltre tale naturale condizione.
Ma cos’è l’ansia?
Innanzitutto l’ansia è un segnale di pericolo e paura, che può derivare da diversi fattori e che merita di essere per questo adeguatamente indagata e compresa.
Per esempio l’ansia può essere espressione di un conflitto interno tra una parte di noi che “vuole/desidera” una certa situazione e una parte di noi che “deve/giudica” criticamente ciò che vorremmo.
In altri casi l’ansia è sintomo di un’insicurezza di fondo che la persona sente rispetto alla propria capacità di far fronte alla vita adulta quotidiana, quindi una bassa autostima.
In altri ancora può essere indicativa di una minaccia che la persona avverte, magari verso una parte di sé che cerca di affermarsi o che si manifesta per la prima volta (p.e. desiderio di autonomia) o un segnale di profonda fatica nella separazione.
Ciò che l’ansia tuttavia non consente di fare è proprio capire “dove sta il punto”, perché nella sua espressione pervasiva e totalizzante, maschera e confonde l’espressione di sentimenti ed emozioni che invece potrebbero esercitare la loro reale funzione, ovvero generare un cambiamento.
Questo perché l’ansia rientra certamente in una delle manifestazioni della paura, ma ne è profondamente diversa.
Mentre la paura infatti ha un oggetto determinato e riconoscibile (ho paura di andare male a un esame, ho paura di perdere il lavoro, ho paura di avere una grave malattia), l’ansia, invece, è prevalentemente una paura senza specifico oggetto.
Di conseguenza si rivolge a qualsiasi oggetto, probabile o improbabile, vicino o lontano nel tempo, realmente pericoloso o no.
La paura, almeno fino a un certo livello di intensità, e se non è panico, è funzionale perché serve a segnalare un pericolo e a fornire le energie necessarie per la reazione (fuga o difesa).
L’ansia, invece, non è funzionale, in quanto predispone a una fuga costante, inconciliabile con la vita nel mondo reale e con una buona qualità relazionale.
Nelle sue modalità di azione inoltre il soggetto ansioso compie anche dei “salti mortali” dal punto di vista cognitivo: guarda infatti nelle situazioni solo alle possibilità negative e non considera quelle positive.
Soprattutto mette sullo stesso piano il presente nella sua concretezza e veridicità e il futuro, nella sua dimensione di possibilità, allentando l’energia a disposizione per vivere il momento.
Come superare il problema?
I disturbi d’ansia sono disturbi che possono fortemente limitare la qualità della vita di una persona e la sua libertà d’azione (pensa ad esempio agli attacchi di panico). Come tali richiedono, per essere risolti e affrontati, un percorso di comprensione ed esplorazione del problema, realizzabile attraverso la psicoterapia.La prima cosa importante sarà quella di trovare il modo migliore per aiutare la persona a gestire, anche praticamente, i suoi sintomi ansiosi.
Per esempio comprendendo in quali situazioni si manifestano e quali modalità, pensieri e comportamenti, sono più funzionali ad affrontare e placare gli episodi acuti.
In un secondo tempo si potrà lavorare a comprendere l’origine della sintomatologia ansiosa: immaginando l’ansia come un fattore “amico” che sta segnalando qualcosa di importante alla persona, in un preciso momento della sua vita.
Si potrà cercarne il significato e il messaggio che porta, rileggendolo alla luce della storia personale.
Sarà anche importante capire cosa la persona fa nel quotidiano per mettersi in ansia (p.e. che pensieri sviluppa, in che situazioni si mette, che relazioni stabilisce e con che tipologia di interlocutori) per ridurre i fattori di contesto che contribuiscono a mantenere il problema.
L’obiettivo finale del lavoro con lo psicoterapeuta, per quanto riguarda i disturbi ansiosi, sarà quello di costruire e rinforzare l’autostima della persona, la sua fiducia in sé e nella capacità di affrontare il mondo, ricorrendo ad una parte di sé positiva, accogliente e autoprotettiva che la terapia avrà consolidato e a cui la persona potrà in ogni momento fare riferimento nel suo “stare nel mondo”.
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