Sarò esplicita: questo post è dedicato a tutte le neo mamme che primo o dopo il rientro al lavoro sono in misura diversa vittima di discriminazione, isolamento, sino al mobbing o alla violenza psicologica.
Già, perchè sono tante le persone che in un momento così delicato della propria vita, come lo sono tutti i momenti in cui ci è richiesta la strutturazione di una nuova identità, si trovano a dover fare i conti con “nemici” esterni, a volte del tutto imprevisti e sconosciuti. C’è chi è demansionata, magari subito dopo aver detto di essere incinta, c’è chi è via via esclusa dalle attività più importanti perchè “tanto adesso avrai altre priorità”, c’è chi al rientro non trova più il suo ruolo, la sua scrivania o addirittura è messa davanti ad un muro, senza computer, risorse, obiettivi da raggiungere. C’è chi coordinava persone e ora si trova “coordinata” dall’ex collega senza esperienza..insomma, ci sono tante situazioni, più o meno esplicite e più o meno forti con cui molte donne si trovano a doversi confrontare rientrando al lavoro dopo la maternità. Per fortuna non c’è solo questo, ma i racconti delle mamme che incontro nel mio lavoro hanno tante tonalità emotive diverse, spesso di frustrazione, delusione, e anche sofferenza. E poi ci sono le reazioni individuali: c’è chi si arrabbia, si indigna, lotta per cambiare le cose. Chi lascia il posto di lavoro e cerca altri contesti. Chi rimane e ne viene sopraffatta, svilita, annichilita, perdendo energia e senso del proprio valore..e tante altre risposte ancora.
E ogni volta che sento questi racconti penso a quanto sia importante avere un forte equilibrio e “senso” personale, sorretto da quello sguardo amoroso e accudente di cui ho parlato nel precedente post. Penso alla capacità di rimanere centrate su di sé, sul valore delle proprie scelte e di sé come persona, anche quando tutti intorno cercano di farti pensare il contrario. Sulla possibilità di accedere ad una rete di relazioni positiva, fuori dal lavoro, di conferma del proprio valore e della propria bellezza. E’ questo “assetto di base” che fa la differenza e che ci può aiutare ad affrontare le esperienze negative della vita, con cui prima o poi tutti dobbiamo fare i conti.
Mi viene in mente l’immagine dei monaci buddhisti che ogni giorno srotolano libri di preghiere per ripetere a sé e al mondo alcune verità fondamentali, quelle centrali, non effimere. Oppure più semplicemente le persone che ogni mattina, prima di immergersi nel mondo, dedicano 10 minuti o più della loro giornata a meditare, andando con la mente “al punto” delle cose, all’essenza di ciò che ci circonda e della nostra vita, guardando ciò che c’è, ma lasciando scorrere ciò che non è utile, non ci appartiene…ecco, questo ci vorrebbe per le donne e le mamme che lottano contro la discriminazione sul posto di lavoro (ma non solo a loro!): un mantra, da ripetere tutte le mattine, da attaccare sullo specchio per vederlo ogni volta che ci prepariamo ad uscire per andare nel mondo e che ci ricorda chi siamo e cosa conta davvero per noi…
E cosa potrebbe recitare questo mantra? Mi sono venute in mente queste parole.
– io sono…brava, gentile, dolce, paziente….e via con tutte le qualità che ognuno di noi ha e sa di avere
– non sono solo il mio lavoro, se questo va male, non significa che io sia sbagliata
– ho tutte le risorse per affrontare le difficoltà e se ho bisogno di aiuto saprò chiederlo
– la maternità ha un valore sociale: mettendo al mondo dei figli, contribuisco al futuro di tutti e sono fiera di questo
– non è il tempo la misura del mio valore sul lavoro
– essere incinta e diventare madre non è una colpa
– vado bene anche se non sono perfetta, come madre e come professionista
– posso dire di no e andare bene come sono
– posso fare delle scelte, non posso dire di si a tutto o andare bene a tutti. Farò degli sbagli ma non hanno niente a che fare con il mio valore di persona.
– posso costantemente rivedere i miei equilibri e le mie decisioni, posso cambiare se lo voglio
– sono una brava professionista: ho i miei obiettivi e le mie aspirazioni, queste mi faranno da guida, indipendentemente dal resto
– non esistono occasioni irripetibili, posso rinunciare a ciò che non mi interessa ora
– posso prendermi i miei tempi e decidere come vivere le mie fasi di vita
– posso decidere io le mie priorità, io conosco e sento ciò che fa bene per me
– non posso evitare le difficoltà della vita, che non sempre dipendono da me, ma posso fare in modo di superarle, di farmi aiutare, conservando e proteggendo il mio valore
E voi cosa aggiungereste?
(immagine tratta da esseredonneonline)
Bellissimo mantra, cercherò di farlo mio del tutto.
Aggiungerei anche: il sorriso di mio figlio vale più del broncio del capo.
Ciao! Hai ragione, non dovremmo scordarcelo mai:) Grazie! Annalisa